IMPARARE AD ABITARE (ANCHE CON IL CORONAVIRUS). Progetti abitativi per persone con disabilità intellettiva.

Settore in cui opera l'ente
Educazione, istruzione e formazione
Città in cui opera l'ente
Bologna
Crevalcore
San Giovanni in Persiceto
Castel San Pietro Terme
Castel Maggiore
San Giorgio di Piano
San Lazzaro di Savena
Alto Reno Terme
Vergato
Imola
Sasso Marconi
Casalecchio di Reno
Tipologia ente

Fondazione

Social

IL PROGETTO

L’appartamento “Casa FuoriCasa” rappresenta la prima fase del Sistema Residenziale Diffuso “Abitare fuoriCasa”, che è costituito da varie strutture abitative e differenti gruppi educativi, organizzati secondo modalità operative differenziate dove la presenza educativa è modulata in relazione alle competenze acquisite dal partecipante nel corso dell’esperienza. Gli interventi educativi-riabilitativi sono volti a stimolare le autonomie abitative e relazionali, in preparazione ad un progressivo distacco dal contesto familiare, questi sono commisurati a seconda delle capacità potenziali del partecipante, della sua motivazione e di quella dei suoi familiari. Nell'appartamento hanno luogo i percorsi sperimentali che vedono l'alternarsi fino a 6 gruppi al mese, con il supporto di educatori e di volontari. Casa Fuoricasa rappresenta una sorta di palestra di autonomia, un servizio in cui le persone con disabilità sperimentano occasioni di distacco dai genitori. I gruppi sono suddivisi a seconda delle caratteristiche dei partecipanti, privilegiando il criterio della compatibilità e dell'affinità delle competenze cognitive e relazionali, piuttosto che quello della diagnosi funzionale della patologia.
I progetti educativi della Fondazione Dopo di Noi per persone con disabilità medio/lieve sono volti alla sperimentazione di esperienze di vita con un gruppo di pari, stimolanti al meglio le loro capacità individuali al fine di giungere ad esperienze abitative stabili alternative alla casa di origine. La pianficazione prevede:
- Modulo weekend 1 notte: Rappresenta il modulo ‘base’ sul quale viene avviato il progetto: prevede la presenza nel fine settimana dalla mattina del sabato alla sera della domenica. Le figure educative saranno due per tutta la durata del week end.
- Modulo weekend 2/3 notti: Modulo con intensificazione della presenza presso l’appartamento, con l’aggiunta della notte del venerdì e/o della domenica. La figura educativa è una per tutta la durata del modulo, con momenti di compresenza di due operatori al bisogno.
- Modulo feriale avanzato: prevede la presenza nelle sere dei giorni feriali dal lunedì al venerdì in maniera continuativa all’interno del mese. La figura educativa è una presente per circa 2/3 ore al giorno con reperibilità notturna.
Ogni gruppo si incontra periodicamente presso l'appartamento e deve organizzare la propria vita per alcuni giorni. I partecipanti si trovano subito in una situazione reale e molto "concreta" dove è evidente la necessità di dover gestire la collocazione delle proprie cose, i pasti, la spesa, la relazione con gli altri partecipanti. Gli educatori presenziano a queste fasi, cercando però di sostituirsi il meno possibile ai partecipanti.
Le strategie educative utilizzate fanno riferimento ai processi di imitazione, problem solving, simulazione e non anticipazione, tutte metodiche con un forte riferimento alla motivazione. Ispirandosi a questo approccio vengono proposti:
• Giochi cooperativi presentati sotto forma di prove di autonomia. Requisito per il superamento della prova, al di là del risultato, è l’interdipendenza tra i ragazzi, la partecipazione di tutti e l’aiuto reciproco,
• Quesiti sotto forma di problem solving per stimolare la comprensione e i processi delle scelte e delle operazioni da svolgere,
• Simulazione di situazioni in cui i partecipanti devono attuare i comportamenti più adatti per i contesti individuati,
• Momenti assembleari per la gestione delle dinamiche di gruppo e delle decisioni da intraprendere,
• Momenti di autovalutazione del lavoro svolto, per ogni prova di autonomia
• Momenti di verifica finale del week end: cosa è andato e cosa no. Cosa è piaciuto di più e cosa no. Confronto su come è andato il gruppo nel week end dal punto di vista delle autonomie e delle relazioni,
• Il laboratorio. É un focus su un’abilità di autonomia specifica che non riguarda necessariamente la cucina, ma anche tutte le altre autonomie.Ai partecipanti non sarà richiesto il semplice “fare”, cioè il compiere un’azione, ma saranno sostenuti nel “come, perché e quando fare”, affrontando quindi tutto il processo cognitivo e di pensiero che comporta l’azione stessa.

"I ragazzi prima della pandemia avevano routine che si erano consolidate nel corso dei progetti preparatori all’autonomia: il lavoro, l’alternanza gruppo appartamento-casa dei genitori, attività di tempo libero. Con le quarantene e le chiusure tutto questo è venuto meno: le incertezze del periodo si sono sommate all’ansia per aver perso quelli che erano i punti di riferimento della quotidianità. Ci hanno raccontano come si è creato un vuoto nelle loro giornate, ma la volontà di riprendere la vita di sempre era davvero forte. La vita in gruppo appartamento è contraddistinta da momenti di svago di lavoro, di cooperazione e, soprattutto, di voglia di guadagnarsi la propria autonomia. Queste caratteristiche del progetto sono rimaste immutate e si è, tuttavia, aggiunta la necessità di una maggiore attenzione alla pulizia e alle regole specifiche di questo momento così particolare."

- Luca Marchi

L'IMPATTO DEL PROGETTO

Quando potrò andare a vivere da solo?

L’appartamento “Casa FuoriCasa” è il primo passo del Sistema Residenziale Diffuso “Abitare fuoriCasa” di Fondazione Dopo di Noi, e rappresenta una sorta di palestra di autonomia, un servizio in cui le persone con disabilità sperimentano occasioni di distacco dai genitori. Gli interventi educativi-riabilitativi, commisurati a seconda delle capacità potenziali del partecipante, sono volti a stimolare le sue autonomie abitative e relazionali in preparazione a un progressivo distacco dal contesto familiare. Ogni gruppo si incontra periodicamente presso l'appartamento e deve organizzare la propria vita per alcuni giorni. I partecipanti si trovano subito in una situazione reale e molto "concreta" dove è evidente la necessità di dover gestire la collocazione delle proprie cose, i pasti, la spesa, la relazione con gli altri partecipanti. Gli educatori presenziano a queste fasi, cercando però di sostituirsi il meno possibile ai partecipanti. In questo video Fabrizio del gruppo SuperLab, un gruppo di ragazzi con disturbi dello spettro autistico, manifesta l’esigenza di avere dei momenti al di fuori dal nucleo familiare in cui sentirsi libero e mettersi in gioco. La volontà di un uomo adulto, fa i conti però con il senso del dovere e col legame alle figure di riferimento. La totalità dei beneficiari del progetto manifesta un aumento dell’autostima e una gratificazione e guadagna via via una percezione del sé adulto puntuale e consapevole. Il progetto “Imparare a Vivere - Progetti abitativi per persone con disabilità intellettiva” è stato realizzato con il contributo di Fondazione Carisbo

Quando potrò andare a vivere da solo?

L’appartamento “Casa FuoriCasa” è il primo passo del Sistema Residenziale Diffuso “Abitare fuoriCasa” di Fondazione Dopo di Noi, e rappresenta una sorta di palestra di autonomia, un servizio in cui le persone con disabilità sperimentano occasioni di distacco dai genitori. Gli interventi educativi-riabilitativi, commisurati a seconda delle capacità potenziali del partecipante, sono volti a stimolare le sue autonomie abitative e relazionali in preparazione a un progressivo distacco dal contesto familiare. Ogni gruppo si incontra periodicamente presso l'appartamento e deve organizzare la propria vita per alcuni giorni. I partecipanti si trovano subito in una situazione reale e molto "concreta" dove è evidente la necessità di dover gestire la collocazione delle proprie cose, i pasti, la spesa, la relazione con gli altri partecipanti. Gli educatori presenziano a queste fasi, cercando però di sostituirsi il meno possibile ai partecipanti. In questo video Fabrizio del gruppo SuperLab, un gruppo di ragazzi con disturbi dello spettro autistico, manifesta l’esigenza di avere dei momenti al di fuori dal nucleo familiare in cui sentirsi libero e mettersi in gioco. La volontà di un uomo adulto, fa i conti però con il senso del dovere e col legame alle figure di riferimento. La totalità dei beneficiari del progetto manifesta un aumento dell’autostima e una gratificazione e guadagna via via una percezione del sé adulto puntuale e consapevole. Il progetto “Imparare a Vivere - Progetti abitativi per persone con disabilità intellettiva” è stato realizzato con il contributo di Fondazione Carisbo


Il progetto “IMPARARE AD ABITARE (ANCHE CON IL CORONAVIRUS). Progetti abitativi per persone con disabilità intellettiva” ha coinvolto 15 persone con disabilità come beneficiarie dirette. Le restrizioni collegate al procedere della pandemia hanno costituito una limitazione all’ampliamento della platea dei beneficiari diretti. La conferma dei partecipanti iniziali è, tuttavia, una riconferma della fiducia nell’operato della Fondazione Dopo di Noi da parte dei familiari che si sono sentiti liberi di affidare i figli nonostante la forte percezione di “rischio” che il contesto storico imponeva.
450 Sono stati gli interventi educativi finalizzati al miglioramento della percezione delle autonomie da parte dei partecipanti con disabilità.
Esiti in sintesi: Dalle verifiche periodiche e dall’andamento delle valutazioni condotte su ogni partecipante è stato rilevato per tutti un aumento dell’autostima, una gratificazione e una percezione del sé adulto puntuale e consapevole. L’aspetto sicuramente più significativo è che il progetto ha portato il 22% dei partecipanti a valutare la prospettiva di un nuovo passo verso l’indipendenza. Tre dei beneficiari del progetto, infatti, al termine si sono dichiarati e sono stati considerati pronti per andare a vivere fuori da casa, permettendo l’avvio di un nuovo appartamento.
Il gruppo di lavoro era costituito da un team di 8 educatori professionali qualificati identificati dalla Fondazione Dopo di Noi e supportati da un coordinatore dei progetti educativi e da un responsabile di progetto.
Indicatori: Come indicatore dell’andamento del progetto ci siamo riferiti a una scheda di valutazione interna SCAVA (scala di valutazione autonomia) che è stata redatta per ogni singolo beneficiario del progetto in ingresso e in itinere è stata ricompilata secondo le necessità di rivalutare per il progetto educativo individuale (Pei).
Dopo due anni di sospensione, gli obiettivi non sono mutati ma sono semplicemente stati posposti a causa dell’interruzione del lavoro.
Incontri individuali e di gruppo con le famiglie, e incontri individuali e di gruppo con i soggetti interessati sono stati gli strumenti di valutazione.
Un indicatore importante per definire il grado di soddisfazione personale di ogni beneficiario e il coinvolgimento nel progetto è legato al numero delle partecipazioni effettive ai fine settimana, percentualmente vicino al 100%. Esplicita quindi la volontà e il desiderio di partecipare, il benessere che si respira all’intero di ogni singolo gruppo.
Punti di forza: La creazione di un gruppo appartamento rappresenta una risorsa perché mette in atto dinamiche di cooperazione a supporto fortemente motivanti che si traducono nella maturazione di processi organizzativi complessi legati alle esigenze del gruppo stesso. Nello specifico il benessere di ogni singolo partecipante diventa interesse comune e stimolo per una pianificazione in qualche modo accurata della routine all’interno degli appartamenti.
Abbiamo proposto le uscite all’aperto ed educativa a distanza durante tutto il periodo di sospensione delle attività dell’appartamento “Casa Fuoricasa” disposto dal Servizio di Salute Pubblica a causa delle norme covid. Questi hanno permesso di mantenere vivo il legame con le figure di riferimento, tra i ragazzi e le famiglie e per monitorare lo stato di benessere psico fisico minato dalla pandemia. Durante questi incontri venivano assegnati dei compiti pratici affinché i ragazzi potessero sperimentare le autonomie acquisite.
Dopo la pandemia quando i gruppi sono rientrati nell’appartamento gli interventi a supporto degli educatori professionali sono stati di tipo osservativo. La finalità era quella di valutare se gli apprendimenti raggiunti fossero stati mantenuti anche nel periodo di sospensione del progetto.
Fin da subito abbiamo rilevato che solo uno dei partecipanti aveva perso le autonomie di base per una regressione fisiologica legata all’età e allo stato di salute.
I partecipanti di ogni gruppo hanno manifestato coralmente il desiderio di riprendere con costanza il progetto e in alcuni casi anche il desiderio di aumentare la presenza in appartamento fino alla voglia di andare a vivere da soli.
Per i gruppi del weekend
Impatto forte sulle famiglie beneficiare indirette: rilevato attraverso incontri di gruppo e individuali in itinere e anche a distanza che hanno permesso di rimandare alle famiglie l’immagine di adultità dei figli e rinforzarla in modo che anche a casa venisse consolidata la nuova consapevolezza raggiunta. Questi incontri rappresentano momenti cruciali in cui si lavora anche gradualmente sul distacco tra genitore e figlio. Contestualmente è stato condotto anche un percorso di preparazione al distacco che ha messo in gioco tematiche complesse come la paura della perdita del ruolo genitoriale e più profondamente della morte e gli orizzonti che questa potrebbe disegnare sul destino del proprio figlio con disabilità.
Report: tre famiglie del gruppo hanno fiducia ma continuano a leggere in maniera distorta il weekend educativi più come sollievo per loro o momento ludico per il figlio.
Indicatore della fiducia dei familiari nei confronti della Fondazione è che quando i figli sono coinvolti nei weekend, i familiari si prendono quel momento di libertà e serenità a cui hanno agognato per tanto tempo.
D’altro canto, anche i partecipanti dei progetti manifestano l’esigenza di avere dei momenti al di fuori dal nucleo familiare in cui sentirsi liberi, mettersi in gioco, divertirsi. Questo ha determinato un miglioramento della percezione del sé adulto per la persona con disabilità manifestato esplicitamente a parole sia nelle interviste condotte a fine progetto sia nei momenti di condivisione e confronto con gli altri membri del gruppo appartamento. Le famiglie stesse ci riportano che i propri figli manifestino di essere più autodeterminati ed esplicitino il desiderio di essere coinvolti in prima persona nelle decisioni che li riguardano.
L’aspetto sicuramente più significativo del semestre di chiusura di questo specifico progetto è rappresentato dal fatto che tre dei 15 partecipanti usciranno di casa sono in procinto di intraprendere un percorso di indipendenza. Il 5 novembre scorso l’incontro con i familiari e il confronto tre dei beneficiari del progetto ha portato alla proposta di avviare un nuovo progetto abitativo stabile. Accolta con grande entusiasmo sia dai diretti interessati che dalle famiglie.

TESTIMONIANZE DEI BENEFICIARI

Il mio punto debole probabilmente è il tenere a bada i miei brutti pensieri e le mie ansie, mentre mi dicono che sono premuroso nei confronti degli altri, che me la cavo bene in cucina: “i miei piatti forte sono pasta al sugo di prosciutto, salsiccia in umido con i fagioli, crostata alla crema”.
Vorrei imparare ad essere più indipendente, ad esempio vorrei imparare a pagare le bollette, continuare a fare la lavatrice insieme all’educatrice per arrivare un giorno a farla totalmente in autonomia, vorrei preparare dei dolci che da tanto tempo non si fanno più.