On My Own - Percorsi di transizione all'autonomia per adulti in situazioni di emarginazione sociale

Settore in cui opera l'ente
Volontariato, filantropia e beneficenza
Città in cui opera l'ente
Castel Maggiore
Tipologia ente

Ente ecclesiastico/religioso

Social

IL PROGETTO

In questo ultimo anno a causa della crisi e del peggioramento della salute mentale del mondo adulto anche come conseguenza degli effetti della pandemia, diverse persone nel territorio bolognese versano in condizione di emarginazione sociale perché hanno perso il lavoro oppure la casa, la famiglia, gli amici. Ma soprattutto hanno perso la speranza e la fiducia in se stessi. Inoltre nel territorio in cui servizi a bassa soglia e rete assistenziale è fiorente esiste invece una significativa carenza di servizi utili alla ri/acquisizione di autonomia lavorativa e abitativa soprattutto per coloro che non hanno più una casa o comunque non possono contare su di una rete familiare o amicale di supporto. I previsti dal progetto hanno ridato speranza e dignità a persone con problemi psichiatrici medio-lievi, a persone con problemi di dipendenze che hanno terminato percorsi terapeutici, a persone straniere a rischio di sfruttamento e ostacolate nell’integrazione da problemi sanitari. Attraverso la figura del coach di rete, i beneficiari del progetto hanno potuto acquisire le competenze necessarie per gestire la fase di avvio all’autonomia abitativa, essere accompagnati a livello educativo nel ripristino di competenze relazionali e comunicative, organizzative e pratiche per il proprio futuro, di acquisire competenze digitali (es. SPID; fascicolo sanitario elettronico, richiesta ISEE, accesso al portale Inps, etc), ed essere sostenuti in ogni step del percorso di inserimento lavorativo.
“I 5 beneficiari hanno potuto reimparare a prendersi cura di sè e a riscoprire competenze importanti per il proprio futuro. Hanno potuto sperimentare il recupero della propria autostima e della capacità di costruire relazioni significative in cui ognuno ha una propria dignità e una autonomia possibile. Passo passo hanno potuto anche affrontare le sfide di aspetti pratici e organizzativi importanti quando inizia la fase di inserimento lavorativo e di avvio all’autonomia abitativa. Ad esempio, educazione finanziaria e capacità di risparmio, aspetti burocratici e amministrativi fondamentali per arrivare all’avvio di un tirocinio, di un’assunzione con uno stipendio mensile. Ma soprattutto il progetto ha permesso di sentirsi di nuovo protagonisti del proprio empowerment senza timori, capaci di essere anche utili in alcuni settori lavorativi della nostra provincia con nuovo slancio, consapevoli che anche chi non ha più le proprie reti familiari può trovare nella nostra associazione un punto di riferimento, un faro per non sbagliare la rotta”.
Il coach di rete e gli operatori sociali della Comunità Papa Giovanni XXIII

I 5 beneficiari hanno potuto reimparare a prendersi cura di sè e a riscoprire competenze importanti per il proprio futuro. Hanno potuto sperimentare il recupero della propria autostima e della capacità di costruire relazioni significative in cui ognuno ha una propria dignità e una autonomia possibile.

- Sartini Simone

L'IMPATTO DEL PROGETTO

La rete che si è instaurata con gli adulti provenienti da situazioni di marginalità, e laddove erano presenti, con le loro famiglie si è rafforzata in questo anno, tramite la collaborazione di tre strutture di accoglienza per adulti della Comunità Papa Giovanni XXIII. Il progetto ON MY OWN ha permesso di attivare le loro competenze e far scoprire nuove capacità a livello individuale ma anche a livello di relazioni col team del progetto – coach di rete e operatori, e reti amicali sane nel territorio.
Grazie al progetto e alle figure professionali che ruotano attorno ai beneficiari, sono stati raggiunti risultati importanti sia per quanto riguarda l’uscita da dipendenze patologiche, disagio mentale, rischio di sfruttamento lavorativo, sia per quanto riguarda l’avvio al lavoro. I beneficiari nella fase finale del progetto hanno imparato a convivere con altre persone al di fuori della famiglia di origine, gestire gli spostamenti sul territorio, coltivare una rete amicale, costruire un ritmo di vita equilibrato che tenga conto della dimensione relazionale e dello spazio e delle energie necessarie al lavoro. Tre beneficiari lavorano stabilmente come magazzinieri in aziende del territorio e due svolgono tirocini in una cooperativa sociale che si occupa di verde pubblico.
L’impatto su altri adulti assistiti in questo anno ha significato giovare del successo dell’iniziativa in quanto l’inserimento lavorativo e l’avvio all’autonomia abitativa degli ospiti, con cui si condivide un tratto della propria strada e della propria vita, dimostrano che affrontare le difficoltà, superare i traumi e le proprie patologie è possibile e così pure una vita indipendente, anche una volta fuori dalla comunità di accoglienza. Allo stesso tempo, i familiari hanno potuto constatare il percorso di recupero e di integrazione sociale proposto e portato a termine nella ricerca attiva e propositiva di opportunità e inserimenti nel territorio, occasione di un prezioso riscatto sociale per tutti.

TESTIMONIANZE DEI BENEFICIARI

Monica, classe ‘67 aveva una storia di dipendenza patologica di diversi anni. Attraverso l’accompagnamento competente della Comunità Papa Giovanni XXIII ha portato avanti un percorso lineare senza ricadute e instaurare una relazione significativa con gli altri ospiti e i responsabili della casa di accoglienza, una rete affettiva importante dato che Monica non ha più la sua famiglia di origine e le vecchie amicizie non erano sane. Ad oggi è riuscita anche a ricreare una rete esterna alla comunità grazie a tirocini per l’inserimento lavorativo.
“Ho riscoperto che anche io posso essere autonoma, con un lavoro, una casa, delle persone che mi stimano per quello che sono. La mia famiglia siete voi!”.
Tommaso ha 55 anni, e ha avuto problemi di alcol e depressione che l’hanno portato lontano dai suoi familiari e dai suoi cari. Grazie alla Comunità Papa Giovanni XXIII, ha imparato ad avere maggiore stima di se stesso, a prendersi cura di sé e della sua depressione. Finalmente sta riallacciando di nuovo i legami con la sua famiglia, i suoi figli, i suoi cari da cui l’alcol soprattutto lo aveva allontanato.
“Attraverso i laboratori di arteterapia e lo sport ho riacquistato fiducia in me stesso e nel gruppo di pari, superando le tensioni che ci possono essere nei rapporti interpersonali. Adesso posso dimostrare che le mie capacità manuali e lavorative sono utili e che anche io posso lavorare in cooperativa e gradualmente avere una mia autonomia abitativa. Non è più l’alcol il mio problema. I miei figli ora possono di nuovo guardarmi in faccia”.
Artur ha 32 anni ed è un giovane originario dell’Armenia. Per diversi anni è stato accolto nella struttura per i senza tetto della Comunità di don Benzi per ritrovare se stesso e capire se aveva la possibilità di integrarsi nel nostro paese mentre gli venivano garantite cure mediche importanti. E’ già una persona indipendente, capace col su lavoro di pagare regolarmente l’affitto e mantenersi.
“Oggi lavoro come magazziniere in una ditta di abbigliamento bolognese. È per mia madre che sono qui, è per lei che ho scelto di costruirmi un futuro in Italia e riuscire a mantenere me e la mia famiglia con il lavoro delle mie mani”.
*i nomi dei beneficiari sono nomi di fantasia nel rispetto della privacy.