PeOPLE G@PS (generazioni a prossimità straordinarie)

Settore in cui opera l'ente
Volontariato, filantropia e beneficenza
Città in cui opera l'ente
Bologna
Tipologia ente

Associazione di volontariato

Social

IL PROGETTO

Il progetto People G@ps si è concluso. Alla base di questo intervento si è posta la volontà di assicurare una continuità con gli intenti educativi della precedente annualità, ma, soprattutto l'impegno a tutelare, seppur con metodologie differenti, la possibilità di continuare a costruire reti e azioni di prossimità nella comunità. Pertanto si è cercato di riprendere le azioni del progetto People integrandole con le nuove buone prassi messe in campo in questo momento di diversa socialità. La novità, risiede, dunque nel “modo ibrido” di realizzare quei valori di vicinanza, mutuo aiuto e reciproca responsabilità che sono alla base di una comunità viva. Da un lato è stato fondamentale continuare a promuovere il benessere agendo in maniera anche preventiva, tutelando le ragazze e i ragazzi esposti ad una differente vulnerabilità, promuovendo occasioni informali di contatto con persone in condizioni di vulnerabilità e isolamento, colmando con metodi plurali (telematici, analogici, di intervento sociale diretto) il divario esistente tra le generazioni che, in questo tempo di emergenza sanitaria, si è accresciuto soprattutto per l'impossibilità di vedersi e incontrarsi, traducendosi, spesso, in una vera e propria erosione dei legami. Gli obiettivi specifici del progetto sono stati: colmare, contrastare forme di esclusione, favorire la promozione del benessere,agendo su situazioni di disagio sociale, frammentazione e disgregazione del senso di appartenenza, far fronte al bisogno di benessere sociale e di comunità non lasciando indietro nessuno, sforzandosi di agire in un'ottica di equità che coinvolga persone di diversa età e di diverso impegno civile, astrazione. Un aspetto fondamentale è stata la rieducazione e valorizzazione dei “nativi analogici” anziani, genitori ma anche ragazzi che, in questo difficile momento storico, si sono trovati socialmente isolati a causa del digital divide. Le strategie che, la voglia di stare insieme ha costruito, a volte sono coincise con la riscoperta di mezzi tradizionali, altre con il rafforzamento di relazioni interpersonali che hanno attivato un aiuto concreto.
Rafforzamento e ampliamento della rete solidale. É continuata l’azione di coordinamento con le altre realtà del territorio per cercare di offrire un’offerta varia e non ripetitiva. Si è rafforzata la collaborazione con la Caritas parrocchiale, il gruppo scout Bologna 13, Gev (Guardie Ecologiche Volontarie), la Biblioteca Cesare Malservisi, Civicamente Lame, Servizi sociali, Ufficio Reti quartiere Navile, Asp Città di Bologna, la Piccola Famiglia dell'Annunziata di Monte Sole, la collaborazione con il Ministero della giustizia minorile di Bologna-ufficio sociale minorenni per il supporto nel percorso di messa alla prova di due ragazzi. L’ampliamento ha coinvolto le seguenti realtà: l’istituto Testoni Fioravanti, il SEST coordinamento Educativo 6-18 Quartiere Navile.
Studio assistito e socializzazione. La rottura dei ritmi regolare di scuola, tempo in famiglia, socializzazione, durante la pandemia, rappresenta una ferita generazionale negli adolescenti. Come sottolinea anche la psichiatra transculturale,Marie Rose Moro, sono proprio loro ad aver accusato in misura maggiore gli effetti disgreganti di questo tempo. La quarantena è stata particolarmente dura per gli adolescenti perché ha minato spazi e riti importanti per la strutturazione della loro identità in crescita. L'impossibilità fisica di manifestare la salutare ribellione, il "congelamento fisico", l'incapacità di organizzare il proprio tempo in uno spazio che non riesce a delimitare come esclusivamente suo, sono tutti tasselli che rendono strutturalmente l'adolescente più fragile e meno “attrezzato” ad affrontare il suo percorso di crescita. Da qui l'importanza di creare delle occasioni di continuità relazionale che potessero, ripristinare delle concrete esperienze di socializzazione in presenza dove è possibile a tempo stesso costruire legami e distinguersi. Uno di questi spazi, è stato l’aiuto compiti. Il sostegno ai compiti, rivolto alle ragazze e i ragazzi della scuola secondaria di primo grado, è iniziato in ottobre in presenza con delle significative variazioni organizzative:il numero massimo di iscritti era di 12 per giornata e si sono create delle bolle della stessa età: la giornata del martedì era occupata dalle ragazze e dai ragazzi della classe prima, il mercoledì era riservato ai ragazzi frequentanti la terza è il giovedì a quelli di seconda. Non era possibile pranzare con il pasto ma si è scelto di dare comunque l'opportunità di condividere insieme il pranzo al sacco. Eccetto nei mesi invernali, da ottobre a marzo, si sono predilette le attività all'aperto in caso contrario è stato assicurato sempre il distanziamento, l'uso della mascherina e l’areazione ed igienizzazione dei locali. Questo spazio ha seguito i ritmi dei vari decreti, mantenendo la presenza quando era possibile, in alternativa si è scelto di dare continuità al contatto con le ragazze e i ragazzi di terza. Con loro, previo consenso dei genitori, si è organizzato durante tutta la settimana lo studio in piccoli gruppi sulla piattaforma Google Meet e le comunicazioni con i ragazzi sono avvenute creando un gruppo Whatsapp. Questi momenti erano così suddivisi una mezz'ora di confronto e condivisione poi lo studio in gruppo e poi momenti di socialità su dei giochi on-line proposti degli stessi ragazzi. è stato mantenuto il rito del pranzo condiviso: il mercoledì i diversi gruppi di studio si riunivano per pranzare tutti insieme in video chiamata.I gruppi erano organizzati con la presenza fissa di un’educatrice. L’accompagnamento allo studio è proseguito fino a fine giugno, supportando i ragazzi nella preparazione dell’esame conclusivo. Un aspetto positivo che questo tempo così difficile ha messo in rilievo è stata proprio l’accompagnamento assistito dei ragazzi della classe terza, all'esame. Negli anni precedenti si aiutavano solo i ragazzi con difficoltà, quest'anno, invece è stato pensato come un’esperienza, l'ultima, da condividere come gruppo classe o gruppo di età. Lo studio in gruppo è risultato essere un contenitore importante dove ha trovato spazio anche l'espressione della difficoltà di far fronte sia alle aspettative del mondo scolastico che a quelle sorte all'interno della famiglia. In particolare soprattutto nelle famiglie con background migratorio l'importanza e le aspettative legate allo studio riversano sui figli i sogni e le ambizioni di riscatto dei genitori imponendo dei traguardi che non sempre sono sostenibili per i ragazzi e le ragazze. Per alcune ragazze del gruppo studio questo aspetto si è manifestato soprattutto come il timore un voto non sufficientemente alto all'esame e di doverlo poi comunicare ai genitori. L'idea è di mantenere questa accompagnamento anche per i prossimi anni indipendentemente dalla condizione sanitaria. Alcuni di questi ragazzi e ragazze si sono coinvolti sia nel iniziativa “Adotta un nonno” ma anche nella partecipazione al Campo Sconfinati e nell'incontro dedicato al web organizzato all'interno di un progetto finanziato dalla Regione. Ritirati sociali. Nello stesso quartiere Navile, si è osservata una crescita preoccupante dei ritirati sociali, è diventato sempre più difficile, coinvolgere alcuni ragazzi che hanno dichiarato di non voler uscire di casa, perché a casa, davanti al computer, avevano tutto. Abbiamo avuto il contatto di due famiglie preoccupate per il ritiro sociale di due ragazzi. Un nucleo c'è stato segnalato da una insegnante Testoni-Fioravanti per un ragazzo frequentante la terza classe. Per quasi tutta la durata del primo quadrimestre il ragazzo non aveva frequentato perché la famiglia non riteneva sicuro il protocollo di sicurezza e temeva un contagio da Covid 19. L’insegnante descrive così il ragazzo: “L’alunno trascorre i pomeriggi in casa, quasi sempre davanti al cellulare, chiuso nella sua stanza. I genitori lavorano tutto il giorno e nessuno controlla che lui studi e svolga i compiti assegnati. Ne consegue un andamento didattico molto carente e frammentario. Al termine del primo quadrimestre molte sono le materie insufficienti o NV (non valutabili per mancanza di valutazioni).A questo si aggiunge il fatto che l’alunno, per carattere, è molto timido, introverso e riservato. Non interviene mai durante le lezioni e si limita a stare al proprio posto in silenzio.” Sono state fatte delle riunioni d'equipe con le educatrici del doposcuola, la responsabile del doposcuola, l'insegnante, l'educatore del servizio S.E.S.T ( coordinamento Educativo 6-18 Quartiere Navile) per capire la situazione e preparare poi un incontro con i genitori. L'idea era quella di iniziare a coinvolgere il ragazzo nel doposcuola on-line e successivamente di provare a coinvolgere in presenza. É stato condiviso un progetto comune tra scuola, SEST e Oratorio, ma purtroppo non siamo mai stati ricontattati dall’educatore per iniziare. Un’altra famiglia,invece, si è rivolta al parroco per l’individuazione di una figura educativa. La situazione, in questo caso, era differente: il ragazzo, ritirato da dicembre, aveva già stabilito un rapporto con una educatrice che si recava a domicilio e che lo accompagnava a scuola solo per svolgere delle verifiche ( rigorosamente da solo e non in aula). La necessità era sorta quando l’educatrice aveva dismesso il servizio. La famiglia si è rivolta al parroco per cercare una nuova figura sostitutiva e, in questo caso, il lavoro di tessitura di rete costruito negli anni, ha permesso di individuare un’educatrice/psicologa che già opera in supporto al nucleo ospitato nell’appartamento.
Beverara in Festa: si è svolta nel primo fine settimana di giugno la festa di chiusura delle attività. Quest’anno è stata dedicata ad un parrocchiano venuto a mancare da poco.La festa si è ridimensionata secondo le norme di sicurezza vigenti,è stata sempre un bel momento di comunità e di collaborazione tra tutti.
Dai una mano. Grazie ai costanti contatti con altre realtà quartieriali dalla scuola, alla biblioteca, all'ufficio reti del Quartiere Navile a alle informazioni reperibili dal contatto diretto con alcune persone anziane del quartiere, sia da parte sia della Caritas parrocchiale ma anche dall'attività dei diacoli e del parroco, è nata l'idea di provare a raggiungere le persone in forte isolamento sociale ed con particolari condizioni di vulnerabilità economiche. Nello spirito della comunità, che è sempre quello di agire per una coesione che sia il più possibile intergenerazionale, abbiamo chiesto una mano alle ragazze e ai ragazzi che frequentano gli spazi dell'oratorio sia in maniera formale sia in maniera informale. Il primo gesto in questo senso, è stata la consegna dei pacchi di Natale a domicilio per alcuni nuclei in difficoltà, coordinandosi con la caritas parrocchiale, un’educatrice insieme a 5 ragazzi di 11-12 anni e al gruppo scout, hanno consegnato questi pacchi che, da diverse parti della città, alcune famiglie avevano preparato per ragazze e ragazzi, uomini e donne sole. L’iniziativa ha richiesto il coordinamento tra Il centro sociale 2 agosto (https://www.aspbologna.it/inclusione-sociale/servizierogati/inclusione-sociale/regalo-sospeso-in-scatola-l-iniziativa-bolognese-per-donare-pacchi-regaloai-piu-fragili ) promotore principale e la caritas parrocchiale. In questa occasione abbiamo chiesto alle famiglie e ai ragazzi che ricevevano i doni di dare in cambio un pensiero e un augurio per le persone sole e di esprimere un desiderio per il futuro. L'iniziativa "Adotta un nonno” si è svolta da aprile fino a giugno con cadenza settimanale una decina di ragazzi suddivisi in coppie e per fasce orarie, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza sanitaria, hanno consegnato presso i domicili di 8 persone anziane, una sportina della spesa. Ai ragazzi è stato chiesto un impegno minimo di 6 consegne cioè di un mese e mezzo. In questo modo i ragazzi e i nonni hanno potuto acquisire una reciproca conoscenza e sicurezza familiarizzando sempre con gli stessi volti. Questo gesto semplice ha creato un terreno di relazione che ha permettesso a queste persone di chiedere aiuto anche per altre difficoltà così, ad esempio c'è chi ha chiesto di essere accompagnato in farmacia, chi di avere una mano per la prenotazione del vaccino, chi di essere accompagnato fisicamente a vaccinarsi. Le persone che abbiamo raggiunto ci hanno sempre accolto con il sorriso, hanno ricordato i nomi dei ragazzi e i loro volti, si sono detti molto dispiaciuti quando, a giugno, il servizio è stato sospeso. Il riscontro che abbiamo avuto è stato così positivo che un gran numero di ragazzi ha chiesto di partecipare all'iniziativa ma in questa prima fase, avendo individuato solo 8 persone a cui consegnare, non è stato possibile coinvolgerli tutti; l'impegno è quello di riprendere questa iniziativa a partire da settembre/ottobre e di allargare anche a livello interparrocchiale raggiungendo più persone vulnerabili. Una riflessione particolare su cosa ha significato per i ragazzi partecipare ad Adotta un nonno, in un clima in cui molti di loro hanno avuto degli esiti negativi a scuola e in cui molti di loro non avevano altre opportunità di socializzazione con i compagni di classe, Adotta un nonno ha significato sentirsi utili capaci e potere anche se per un'ora, recuperare un clima di normalità con i compagni di banco, conoscere nuove persone. I ragazzi hanno dimostrato una grande responsabilità e spirito organizzativo, si sono sentiti utili per qualcuno anche compiendo un'azione molto semplice come quella di consegnare degli alimenti e di scambiare poche parole. Questa iniziativa ha permesso anche il coinvolgimento del ragazzo in messa alla prova, e di un adolescente con sindrome di Asperger che, avendo più volte rifiutato altre iniziative proposte, ha trovato in Adotta un nonno una dimensione sociale da abitare e ha anche disegnato un logo che è stato da lui spesso realizzato a mano su delle sport e cucite in tela da una volontaria. Alcune attività hanno ripreso in piena sicurezza la modalità in presenza come ad esempio la distribuzione dei viveri del centro Caritas. segnaliamo questa attività perché il gruppo di volontari che si era creato nella prima parte della pandemia per la distribuzione a domicilio, in questa seconda fase non solo ha continuato ad essere disponibile ma si è ben integrato con i volontari storici ( persone dai 60 anni in su che per motivi di sicurezza sanitaria erano stati esonerati dal servizio di volontariato) permettendo una turnazione flessibile e assicurando anche altri servizi come ad esempio la distribuzione dei Brutti ma Buoni della Coop e il loro ritiro, lo scarico dei camion degli alimenti FEDERA, la riapertura del mercatino di abiti usati previo appuntamento, piccole consegne a domicilio su richiesta momentanea di alcuni beneficiari indisposti. Sono 44 le persone che fanno parte del gruppo Whatsapp "volontari caritas" si tratta di persone che hanno impegni anche in altri ambiti della vita della comunità come quella dedicata ai giovani o come quella dedicata alla vita prettamente Cristiana, tra i volontari ci sono anche beneficiari diretti e persone con background migratorio. Ci sembra molto significativo questo cambiamento in continuità con la storia del gruppo Caritas, perché crediamo che il momento di emergenza sanitaria abbia realizzato una disponibilità all'aiuto e al condividere le idee su come e chi aiutare, che in condizioni di "normalità, più volte si era provato a sollecitare ma sempre con esiti non così duraturi. L'impressione è che questo gruppo stia sviluppando una gestione più collegiale e meno verticistica del servizio di aiuto.
La prevenzione non ha età. Le condizioni di sicurezza sanitaria non ci hanno permesso di svolgere con regolarità gli appuntamenti delle "il tè delle donne". Il gruppo è stato attivo sui social e in costante comunicazione mediante un gruppo Whatsapp "le donne della parrocchia" che riunisce, almeno virtualmente, volontarie dell’Oratorio, signore beneficiare della Caritas provenienti da Marocco e Tunisia, mamme con background migratorio. Nel gruppo sono state condivise le informazioni importanti dal punto di vista sanitario ma anche delle informazioni di senso pratico come ad esempio la possibilità di richiedere alcuni bonus per il sostegno economico per nuclei fragili. É continuata, seppure a distanza, l'attività di affiancamento informazione che ha dato l’impronta al gruppo fin dal suo costituirsi. Il giorno 11 giugno, accogliendo le preoccupazioni delle mamme, abbiamo proposto una chiacchierata con una pediatra sul vaccino e sulle norme di sicurezza rivolte agli adolescenti. Le domande sono state molteplici e anche le richieste di un aiuto pratico ad esempio alcune signore hanno richiesto una facilitazione della attivazione del Fascicolo Sanitario Elettronico, altre hanno richiesto informazioni generali sugli effetti a lungo termine che la pandemia può avere sui ragazzi. Come sempre è stato un momento di grande condivisione e di grande disponibilità da parte di tutte: due Volontari della parrocchia si sono preoccupate di igienizzare predisporre gli spazi, le signore marocchine hanno preparato il tè e hanno preparato dei dolci che abbiamo poi consumato insieme Hanno partecipando alcune delle mamme delle ragazze che avevamo individuato come in particolare vulnerabilità nella socializzazione. É stato presentato sia l'evento “Sei connesso?”( realizzato all'interno di una progettazione finanziata dalla Regione) rivolto ai ragazzi sull’uso consapevole del web,e anche la partecipazione al Campo Sconfinati. In generale il tè delle donne è sempre un'occasione di profonda condivisione e confronto di diverse esperienze, la pediatra coinvolta che ormai conosce le signore, ha anche dato disponibilità del proprio contatto personale ha stabilito una relazione informale e alla pari che permette a queste donne, spesso in forte soggezione negli ambienti istituzionali come la scuola, gli uffici di quartiere, le procedure amministrative e sanitarie, di esprimersi liberamente evidenziando anche in maniera critica quali sono i punti di difficoltà riuscendo così a formulare una richiesta d'aiuto concreta.
Emergenza Freddo. Nel rispetto delle regole di sicurezza sanitaria la comunità ha aderito al piano dell' emergenza freddo. sono stati accolti 3 ospiti invece che 5,il numero era dettato dalla possibilità di assicurare un distanziamento necessario in rapporto alle metrature dei locali. Tra loro, i servizi hanno inviato una persona che era alla sua prima esperienza di questo tipo e che, pur vivendo da tempo in strada, aveva sempre rifiutato la proposta di entrare in qualsiasi struttura. Si era reso necessario un più assiduo contatto con i servizi di bassa soglia per monitorare la sicurezza sanitaria di ospiti e di volontari. Sono state rivisitate alcune pratiche di buona accoglienza che la comunità, ormai da anni riserva agli ospiti dell' emergenza freddo: la tradizionale cena di benvenuto con operatori del servizio bassa soglia, ospiti e volontari è stata sostituita da un momento di conoscenza all'aperto e la cena di conclusione del Piano freddo è stata sostituita da un momento un saluto in sicurezza tra volontari ospiti. Come ogni anno gli ospiti hanno potuto richiedere alimenti o altre particolari necessità (da richiesta semplice di cibo a accompagnamenti in uffici) i volontari si sono attivato per rispondervi. Il feedback degli ospiti è stato positivo, soprattutto dell’uomo che era alla sua prima esperienza di accoglienza temporanea. Come il precedente anno, l’ospitalità è stata prolungata fino al giorno 1 aprile.
Accoglienza per famiglie fragili. Per il terzo anno consecutivo l’oratorio ospita nell'appartamento sito nei suoi locali la stessa famiglia. Purtroppo, nonostante l'impegno dei servizi sociali e dei volontari, ancora non è stata trovata una soluzione abitativa alternativa a quella oratoriale. La disabilità del figlio maggiore della coppia incredibilmente e purtroppo gioca un ruolo non indifferente in questa ricerca. L’Oratorio grazie a Fondi Caritas, ha potuto quest'anno attivare un progetto di riabilitazione a vantaggio di questo bambino. L'intervento di un educatore specializzato ABA, un'ora e mezza settimana, è fondamentale collegamento per la famiglia del lavoro portato avanti dagli educatori scolastici. I volontari dell’oratorio incontrano la famiglia una volta al mese circa (informalmente anche molto di più) e mantengono la loro azione coordinata con i servizi sociali, nella stessa direzione di intervento.
Gambe in spalla: trekking ed escursioni alla scoperta del territorio! Visita al sottotetto di S. Petronio. Sei ragazze e ragazzi di età compresa tra gli 11 e 15 anni sono stati coinvolti in un passeggiata di trekking urbano che ha avuto come destinazione la visita al Sottotetto di San Petronio. Questa visita è stata realizzata grazie alla collaborazione con una guida turistica alla quale è stato richiesto di pensare un percorso ad hoc per i ragazzi. Come nello spirito educativo dell'oratorio, l'offerta è stata rivolta a tutti i ragazzi e le ragazze che frequentano gli spazi, per alcuni, queste piccole esperienze sono spesso le prime e le uniche.
Estate Ragazzi In osservanza alle regole di sicurezza imposte dall'attuale stato di pandemia, il campo estivo ha accolto quest'anno 36 bambini divisi in due bolle, hanno partecipato 12 volontari dai 15 ai 18 anni. Sono stati effettuati sei incontri preparatori ai quali hanno contribuito anche quattro giovani universitari. É stato svolto un incontro finale per la pulizia dei locali, una verifica generale sull'andamento e un momento informale tra volontari e i 3 responsabili adulti. Quest'anno, seppur con numeri così contingentati si è cercato di raggiungere famiglie e nuclei più fragili per questo all'interno dei bambini che hanno frequentato il campo ci sono stati anche bambini individuati dalla Caritas parrocchiale. Estate ragazzi si è molto modificato e ad esempio per ragioni di sicurezza non è stato possibile attivare la cucina ma i partecipanti hanno comunque condiviso L'esperienza di pranzare insieme con un pranzo a sacco.
Campo Sconfinati 2021 Ormai da diversi anni, viene proposto alle ragazze i ragazzi che frequentano l'oratorio di partecipare al campo scuola “Sconfinati” che si tiene in località Madonna Dell'Acero presso Lizzano di Belvedere. Quest'anno il campo si è tenuto dal 28 giugno al 2 luglio e ha coinvolto 112 ragazzi e ragazze di età compresa tra gli 11 e i 13 anni, 3 educatrici supportate da un ragazzo di 16 anni segnalato dei servizi che ha svolto il campo come parte della sua messa alla prova( coinvolto anche all'iniziativa adotta un nonno e nell’incontro sul web), 2 volontari addetti alla preparazione dei pasti, un volontario che ha supportato l'animazione, e due scout che hanno tenuto un incontro sul tema della rotta balcanica. Il campo Sconfinati rappresenta l'esito del lavoro di relazione con le famiglie e con i ragazzi quest'anno per la prima volta hanno partecipato al campo anche tre ragazze musulmane. La diversità è alla base della scelta educativa degli Sconfinati che è pensato come espressione di una progettualità interculturale e interconfessionale. Questa esperienza si pone a conclusione di un anno di attività che cerca di concretizzare l'educazione interculturale come progetto intenzionale e trasversale sia alle varie discipline ( le persone coinvolte hanno preparazioni e formazioni differenti) ma anche ai vari attori coinvolti nella comunità. Significa, sul piano educativo, agire contemporaneamente (e non separatamente) sia sulla progettazione e la sperimentazione di strategie educative che possano favorire l'inserimento di ragazze e ragazzi con background migratorio, ma anche lavorare per incentivare abitudini di accoglienza negli italiani. L’educazione interculturale è, in primo luogo, un approccio aperto a tutte le differenze (di origine, di genere, di classe sociale, di orientamento sessuale, politico, linguistico, culturale e religioso) che mira a valorizzare le diversità dentro l’orizzonte della prospettiva democratica definita dai valori e dai principi della Costituzione della Repubblica Italiana. 2. L’educazione interculturale non è un particolare tipo di educazione speciale per stranieri, né da attuare solo in presenza di stranieri ma è rivolta a tutti e, al contrario, lavora affinché nessuna persona umana sia esclusa e/o debba sentirsi straniero. (Fiorucci, Pinto Minerva, Portera, 2017, p.80). In tutte le sue edizioni il campo ha rappresentato un arricchimento reciproco proprio perché i ragazzi di diversa provenienza, origine, religione, convinzioni, hanno potuto trovare nei giorni condivisi insieme l'occasione per esprimersi e per ascoltare i loro pari. Non ci sono dei momenti di preghiera istituzionali ma tutte le giornate hanno, a partire da degli spunti di diversa natura( libri, canzoni, immagini, film) dei momenti di riflessione sull'importanza della spiritualità che può, poi, articolarsi nei codici dei diversi culti religiosi. Per alcuni la spiritualità è un “rumore di fondo”4 soffocato dal trambusto di giorni incerti in cui non si sa se la scuola sarà aperta, se potrai incontrare gli amici, se potrai uscire. Per altri è riuscire a pensare in prospettiva la proprio ( la scuola, gli amici) e al futuro del mondo. Il tema generale di questa edizione è stato il limite esplorato nei suoi diversi aspetti come limite del corpo quello che abbiamo subito durante il periodo di pandemia, i ragazzi più di tutti, il limite nelle relazioni che per certi versi ancora si riverbera nella capacità e nella voglia dei ragazzi di fare delle esperienze di socializzazione vis à vis, limite anche nei sogni come possibilità di pensare al futuro e di progettare, e limite al di là della nostra personale esperienza come sguardo a quello che accade nel mondo. Tra gli spunti di riflessione significativi, quest’anno anche il contributo video, sul tema del campo, inviatoci dal Cardinale Matteo Maria Zuppi a al presidente dell'Unione delle comunità islamiche in Italia Yassine Lafram. La struttura generale del campo Sconfinati ha compreso l'esperienza condivisa del camminare in montagna con momenti di riflessione sul tema, la cura degli spazi che quest'anno ha significato anche per i ragazzi condividere l'onere della igienizzazione degli spazi condivisi e fare piccoli lavori di “miglioramento” degli spazi esterni; tempo libero, condivisione dei talenti personali ovvero abbiamo chiesto ad ogni ragazzo e ragazza di condividere qualcosa in cui era bravo in cui si sentiva bravo e che lo faceva stare bene, la richiesta era di portare con sé un oggetto rappresentativo di questa sua capacità. Lo sguardo invece a Cosa accade nel mondo, quest'anno ha riservato una particolare attenzione a Bologna sulla Rotta e due ragazzi scout che si sono recati in Bosnia quello che è stato donato tramite una raccolta fondi. Agli Sconfinati hanno portato la loro testimonianza (mostrando anche video e foto del loro viaggio) di cosa hanno visto di quello che hanno provato e soprattutto di quello che accade a sole cinque ore di macchina dalla nostra città. Tutti i ragazzi hanno tenuto traccia di questa esperienza su un diario di campo autoprodotto, che hanno materialmente cucito a mano e scritto.
Di seguito i messaggi del Cardinale Matteo Maria Zuppi e del presidente dell'Unione delle comunità islamiche in Italia Yassine Lafram per i partecipanti del campo "Socnfinati"

“Il perdurare del regime di pandemia ha accentuato sempre più lo sbilanciamento relazionale, sia in orizzontale con i coetanei, sia in verticale, fra le generazioni, con esiti di maggior isolamento e conflitto. Le azioni intraprese dal Progetto hanno cercato di contrastare questa deriva. Ad esempio, vedere i ragazzi portare viveri presso le case di alcune persone anziane e bisognose e vedere l’attesa reciproca dell’incontro è stato un piccolo grande segno di inversione di tendenza, senza contare il valore aggiunto della scoperta del territorio “sociale” da parte delle nuove generazioni, che vedono collocarsi nello spazio e nel tempo volti e situazioni. Oppure osservare la convivenza giocosa e impegnata, “normale” e quotidiana al Campo Sconfinati, di ragazzi e ragazze cristiane e musulmane ha significato creare un “fatto" di pace, in un clima sociale che tende alla esclusione e al conflitto pregiudiziale. Segni e semi di socialità integrata.” Don Gianfranco Mattarelli

- Don Gianfranco Mattarelli, Cristiana Crovetti, Laura Fazi

L'IMPATTO DEL PROGETTO

L'impatto diretto principale di questo progetto è stato quello di creare delle condizioni di stabilità relazionale in una condizione che sembrava essere di eccezionalità, quella della pandemia, ma con il tempo sempre più si configura come una strutturale condizione di normalità. Le piccole pratiche di vicinanza che abbiamo costruito rivisitando anche delle strategie più tradizionali, hanno permesso di rafforzare il legame già esistente sia a livello zonale sia a livello delle famiglie e dei ragazzi. Crediamo che la possibilità di continuare a programmare delle azioni e di raggiungere anche dei target complessi e spesso dimenticati come ad esempio le persone coinvolte nell'attività di Adotta un nonno, siano il frutto di lunghi anni di tessiture di relazione che la comunità Beverarese ha costruito. É stato possibile essere pronti ad accogliere la richiesta dei ragazzi di fare qualcosa e di aprirsi al volontariato solo perché abbiamo conosciuto negli anni loro, le loro famiglie, le loro agenzie di socializzazione. Spesso nei servizi si discute del problema di avere la giusta distanza per programmare gli interventi e proteggere a tempo stesso, gli operatori. Questo tempo così particolare e complesso ci ha dimostrato, invece, che forse bisognerebbe mutare prospettiva e iniziare a considerare un'altra opzione quella cioè della giusta vicinanza: solo avendo una giusta vicinanza alle singolari storie delle persone è possibile pensare un aiuto che incontri anche il desiderio la possibilità non solo di chi vuole aiutare ma anche la disponibilità, di chi ha bisogno, ad essere aiutato. La giusta vicinanza è una prospettiva intenzionale che deve essere perseguita per tempi lunghi e spesso in maniera non lineare ma mettendosi in ascolto dell'altro. La pandemia ci ha dimostrato come questa prospettiva che non sortisce certamente risultati immediati, sia però nel tempo fonte di una rinnovata creatività e di inaspettate piste di relazione. La giusta vicinanza è nel lavoro educativo e civico che la comunità beverarese sta cercando di fare da anni, una prospettiva in se stessa generativa. Il clima di relazione e di fiducia esplorato sia con le famiglie dei ragazzi e delle ragazze ma anche con le persone vulnerabili del territorio ha permesso di poter pensare ad una replicabilità di queste azioni di prossimità a livello zonale. Ad esempio rispetto all'iniziativa Adotta un nonno l'idea è quella di estendere il bacino di attuazione di questa azione anche alle parrocchie vicine raggiungendo molte più persone vulnerabili ma anche coinvolgendo molti più ragazzi sempre nello spirito di farne un'attività di sensibilizzazione civica. Dalle riflessioni condivise durante il Campo Sconfinati sono emerse due necessità: degli incontri di informazione ed educazione sulla sessualità e la possibilità di conoscere, delle realtà nazionali che prestano un aiuto concreto ai migranti. Rispetto al primo punto, già durante il Campo, la visita di una volontaria ostetrica si è trasformata in un incontro con mille domande da parte dei ragazzi e ragazze sulla sessualità, sulla nascita. É emersa una generale inconsapevolezza della fisiologia e anatomia del corpo femminile da parte dei ragazzi, sono emerse delle fantasie rispetto al proprio corpo e al rapporto con l’Altro.

TESTIMONIANZE DEI BENEFICIARI

Adotta un nonno- Il referente della Caritas parrocchiale: “I nonni sono rimasti molto soddisfatti di questa iniziativa. sono quasi dispiaciuti che si sia interrotta. con i ragazzi che sono trovati tutti molto bene. la possibilità di fare due chiacchiere con loro anche se per pochi minuti l'hanno trovata molto confortante. forse trattenersi un po' di più con loro, la situazione sanitaria e mi dirà potrebbe essere un aspetto da Tenere presente”. Carlo Di Sipio
Testimonianze Giovani e pandemia Campo Sconfinati