Sconfinati

Settore in cui opera l'ente
Volontariato, filantropia e beneficenza
Città in cui opera l'ente
Bologna
Tipologia ente

Associazione di volontariato

Social

IL PROGETTO

Il progetto Sconfinati intende migliorare ed incentivare le relazioni tra pari e l'intergenerazionali con lo scopo di creare un'offerta maggiormente inclusiva ed eterogenea per i ragazzi e diminuire il numero di occasioni conflittuali tra adulti e giovani all'interno degli spazi parrocchiali. Intende rafforzare la rete tra le realtà del Quartiere per far aumentare le occasioni di incontro tra le associazioni e rendere più efficaci le iniziative sul territorio. Ha lo scopo di perseguire una maggiormente efficacia nella relazione con i Servizi Sociali migliorando il livello di comunicazione e la circolazione delle informazioni in modo da facilitare l'accesso e la partecipazione alle iniziative. Vuole promuovere iniziative di prevenzione a carattere interculturale per facilitare la creazione di relazioni orizzontali tra volontari e beneficiari Caritas, incentivando e valorizzando lo scambio di competenze reciproche.
Consolidamento della rete territoriale: condivisione di un programma delle attività, con il gruppo scout Bo 13, guardie ecologiche volontarie, biblioteca Cesare Malservisi, gruppo Caritas, gruppo ciclistico Ciclozenit CVL, associazione Terra Verde. Prosegue l’azione di consolidamento della rete in un’ottica di continuità con le azioni svolte gli scorsi anni in contrasto alle povertà, all'isolamento e alla solitudine. Il progetto continua la collaborazione con la Biblioteca Cesare Maleservisi, i Servizi Sociali, il Gruppo Caritas parrocchiale, il Banco Alimentare, la Rete di volontariato Lame, con il Quartiere Navile, e, in una dimensione extraterritoriale e più urbana, vede il coinvolgimento di Mani Tese Bologna, Associazione Nex Generation Italy e Pace Adesso Onlus.
Progetto doposcuola: si rivolge sia a un gruppo, sia al singolo ragazzo. Il doposcuola di gruppo, si tiene ogni martedì e giovedì nei locali dell'oratorio, ha avuto quest'anno 22 ragazzi e ragazze iscritti di cui uno con il sostegno della Caritas Parrocchiale. Tutti hanno preso parte al pranzo che precede l'aiuto compiti e che è preparato da un gruppo di 7 volontarie della cucina che si turnano assicurando un pasto caldo nei due giorni. In linea con l'obiettivo del progetto che è quello di facilitare il passaggio dalle elementari alle medie, quest'anno si è dato precedenza ai ragazzi di prima media; rimangono 5ragazzi di terza media che fanno anche teatro e hanno manifestato interesse ad essere impegnati nella vita dell’oratorio. Tra i volontari che aiutano nello svolgimento dei compiti, due studentesse del liceo Sabin e uno scout che ha scelto questa attività come servizio. Il clima di quest’anno ha favorito l’aggregazione tra i partecipanti che hanno deciso di concludere il doposcuola con una festa, organizzata da loro con il supporto delle educatrici, in cui ognuno poteva invitare un amico/amica per fargli conoscere cos’era il doposcuola.
Coinvolgimento dei gruppi alla festa d'inizio anno della parrocchia. Durante la festa oltre al solito gurppo di 30 volontari, c'è stato il coinvolgimento del gruppo Scout Bologna 13 per l'animazione dei ragazzi e delle doone di origine straniera che hanno preparato un menù etnico e partecipato alla festa. Durante la festa è stata allestita anche la mostra del concorso fotografico Beweraraward con relativa premiazione. Il concorso aveva come soggetto “La vita in oratorio”. I ragazzi hanno fotografato momenti di gioco o condivisione, sia tra loro coetanei ma anche tra gli adulti presenti. Il concorso ha restituito un’immagine dell’oratorio come luogo di amicizia, in cui si sentono a casa. Hanno partecipato un totale di 12 ragazzi e ragazze per un totale di 29 foto. Grazie al lavoro di rete, insieme alla Biblioteca Cesare Maleservisi è stata organizzato un evento di presentazione alla cittadinanza “Alla scoperta del nostro Quartiere”, in cui sono stata esposte, in un percorso itinerante, (l’oratorio era una tappa) tutte le foto realizzate dai ragazzi e ragazze del Polo Educativo Marco Polo 21 e frequentanti l’Oratorio. In questi due concorsi i ragazzi raccontano l’Oratorio come un luogo della loro quotidianità, un posto dove incontrarsi e stare insieme
Incontri di formazione e prevenzione sulla salute delle donne rivolti ai volontari della parrocchia e ai beneficiari della Caritas.Un gruppo di 10 donne di età compresa tra i 30 e i 60 anni partecipa all’appuntamento del mercoledì di “Danza Creativa”. Questo coinvolge sia beneficiarie della Caritas (originarie da Marocco, Tunisia e Brasile) che volontarie. Quest’anno c’è stato un passaggio fondamentale nell’organizzazione del gruppo: fino ad ora le signore venivano contattate singolarmente, quest’anno hanno chiesto di fare un gruppo whatsapp per le comunicazioni inerenti non solo il mercoledì, ma anche gli incontri con l’associazione Pace Adesso. Il gruppo è attivo anche per richieste trasversali e ha contribuito a facilitare la socializzazione tra donne che, altrimenti, si sarebbero frequentate solo come volontarie e beneficiarie. Il gruppo è stato nominato all’unanimità “Le donne della Parrocchia”. Continua la collaborazione con l’associazione Pace Adesso per proporre nuovi incontri dedicati alla salute. I temi d'interesse, già segnalati anche l'anno scorso sono: l’alimentazione, la menopausa e la pubertà; molte di loro sono madri di ragazzi adolescenti. Ci sono professioniste interne alla parrocchia che si sono rese volontariamente disponibili a collaborare. Da quest'anno, però arriva dalle partecipanti anche la richiesta di imparare qualcosa che possono replicare da sole a casa, esercizi da fare quotidianamente per migliorare la propria qualità della vita. Per facilitare la partecipazione delle madri, si è organizzato un servizio di baby-sitter dedicato ai bimbi e alle bimbe. Una mamma originaria del Marocco e una volontaria della parrocchia, in collaborazione con un’operatrice della biblioteca Cesare Malservisi, organizzano “Raccontami una storia” una merenda con letture di fiabe in arabo e italiano. Questo momento ha avvicinato molto di più le signore di origine straniera contribuendo a creare un clima di familiarità. Inoltre è una bella occasione per i bimbi di mescolarsi ed essere curiosi delle reciproche lingue e culture.Il forte aggancio che si è mantenuto con questo gruppo di donne ha incentivato, per alcune, l’ iscrizione ad un corso di italiano con certificazione organizzato dalla Biblioteca, anche negli anni precedenti era stata proposto loro di parteciparvi ma, quest’anno il rafforzamento dei legami anche con alcune volontarie, la necessità pratica di avere maggiori occasioni di socializzazione all’interno dell’oratorio, ha rappresentato una leva motivazionale decisiva.
Incontri sull'educazione alla mondialità, alla religiosità e all'intercultura.“I problemi degli uomini, e le loro soluzioni, camminano sulle loro gambe” da questa semplice consapevolezza è nato “Vite in dialogo” un ciclo di incontri che, pur trattando di temi complessi, lo ha fatto mettendo al centro la testimonianza di persone che vivono e sperimentano nella loro vita determinate situazioni come i matrimoni interreligiosi, essere una nuova generazione, il dilemma tra religione o religioni e cittadinanza attiva, il valore del volontariato in senso transculturale e come atto di valore civico. L’obiettivo generale è stato quello di valorizzare il patrimonio immateriale, culturale e di pensiero e favorire il dialogo e l’incontro tra cittadini provenienti da diverse parti del mondo. Molti esponenti della comunità Islamica di Bologna e imam delle sale di preghiera del Quartiere, della comunità religiosa Bahai, hanno partecipato agli incontri. “Vite in dialogo” oltre ad affrontare temi di vita quotidiana, spesso fonti di conflitto, ha allargato la rete dell’oratorio ad altre realtà associative, parrocchiali cittadine. È stato anche un’occasione per rafforzare il legame interno alla comunità, rinegoziando i ruoli. In occasione dell’incontro “Scoprire la città” organizzato durante il Ramadan è stato preparato un iftar comunitario per permettere alle persone di fede islamica di partecipe all’incontro. Le pietanze hanno visto la collaborazione organizzativa tra volontarie storiche della parrocchia e signore del Magrheb che in genere vi accedono come beneficiarie della Caritas. Il ciclo ha avuto il patrocinio del Quartiere Navile, è stato realizzato in collaborazione con l’Ufficio Ecumenismo e Dialogo interreligioso della Chiesa di Bologna. Oltre ad una diffusione interna sui canali parrocchiali ha avuto visibilità sul portale del Quartiere e del Comune di Bologna, ed è stato diffuso sul Carlino, Repubblica e Avvenire anche tramite l'agenzia Dire
Partecipazione al piano cittadino "emergenza freddo" con il coinvolgimento attivo di circa 40 adulti volontari, con incontri di formazione e cene. Nel periodo che va da dicembre al 31 marzo l’oratorio ha partecipato al piano freddo, accogliendo 5 persone inviate dai servizi. Quest’anno si sono svolte due riunioni di monitoraggio con le operatrici del Servizio Bassa Soglia e le altre realtà coinvolte nell’emergenza freddo. Sono stati momenti per un utile confronto e anche di supporto ai numerosi volontari che hanno reso possibile, in concreto, l’accoglienza. Gli ospiti sono stati inviatati a partecipare agli incontri del ciclo “Vite in dialogo”. Il clima con gli ospiti è sempre stato sereno, nonostante le evidenti difficoltà e necessità che queste persone presentano. Le reti informali creatisi con alcuni volontari li ha supportati nella ricerca di piccoli lavori o nella risoluzione di alcuni problemi; ad esempio uno degli ospiti ha avuto bisogno di riparare gli occhiali da vista e il gruppo si è attivato per procurargli un buono sconto alla Coop, inoltre un volontario lo ha accompagnato. L’emergenza freddo, con il passare degli anni ha creato un gruppo davvero coeso e flessibile di volontari, in grado di rispondere anche a situazioni impreviste; ad esempio, quest’anno, a seguito della chiusura dell’HUB Mattei e dell’accoglienza diffusa sul territorio, la Parrocchia ha organizzato in pochi giorni l’accoglienza straordinaria di 5 richiedenti asilo. Il gruppo di volontari dell’emergenza freddo si è subito attivato con turni e disponibilità ( sul modello del servizio reso in inverno) coprendo tutto il mese di giugno. Osservando le dinamiche di coesione delle persone che mettono a disposizione il loro tempo si può senza dubbio riprendere la distinzione che M.Douglas , nel suo saggio “Come pensano le Istituzioni” fa delle forme aggregative. Nello specifico l’autrice descrive come gruppo latente l’insieme di persone che si aggregano in uno sforzo congiunto di breve durate ma non intrattengono altri rapporti; differentemente il passaggio da questa aggregazione temporanea al nucleo comunitario si ha quando, le persone riescono a collaborare in maniera disinteressata attivando delle relazioni che non necessariamente devono essere continuative nel tempo. In altre parole è la forza del legame tra le persone e la condivisione dell’utilità del loro impegno ad essere la colla del gruppo, non l’occasione in cui essa si esercita.
Accoglienza nuclei vulnerabili in appartamento. I due nuclei ospitati nell'appartamento ( una mamma con figlio adolescente e una famiglia tunisina con tre figli minori) hanno lasciato l'appartamento della parrocchia nel mese di dicembre. Forti tensioni legate alla convivenza hanno creato dei momenti di attrito tra le famiglie, mitigati da visite settimanali nell'ultimo mese che, il parroco e due volontarie della Parrocchia, hanno fatto. In queste dinamiche di cattiva convivenza, un'attenzione particolare è stata rivolta al ragazzo adolescente che, aveva scarse reti amicali a scuola e fuori. In stretta collaborazione con la Biblioteca Lame, si è cercato un aggancio con l'adolescente. Da una bibliotecaria di Lame che svolge servizio anche presso la Sala Borsa, era giunta la notizia che l'adolescente, all'uscita da scuola, rimaneva tutto il tempo ( dalle 14:30 fino alle 20 circa) in sala Borsa ad aspettare che la madre finisse di lavorare. Inoltre per un certo periodo, a seguito di atti di bullismo, il ragazzino rifiutava di andare a scuola e trascorreva il suo tempo nella Biblioteca di Lame. Insieme con le operatrici della B. Cesare Malservisi, è stato tentato più volte l'aggancio anche tramite la madre, ma, il nucleo non ha mai risposto positivamente.Oltre ad accompagnare l'uscita dei precedenti ospiti, la piccola équipe costituita dal Parroco e dalle due volontarie, ha curato, in stretta collaborazione con i servizi, l'ingresso della nuova famiglia composta da madre, padre, 2 bambini di 4 e 6 anni ( al momento dell'ingresso) con in arrivo un terzo figlio. Si tratta di un nucleo estremamente vulnerabile: il figlio maggiore è affetto da una forma importante di autismo che richiede la presenza costante di un adulto per evitare che faccia del male a se stesso o agli altri. Le costanti attenzioni richieste dal bambino, hanno prodotto delle forme di emulazione nel fratello più piccolo che ne imita i comportamenti e le risposte aggressive. Il lavoro fatto con la famiglia è stato un impegno costante di accompagnamento sia nelle reti informali del territorio ma anche di aiuto e collaborazione con i servizi, con i quali è in atto la stesura di un protocollo di azioni congiunte che, appena redatto, potrà rappresentare un modello per il territorio. Inoltre sono state effettuate 5 visite formali e numerosi contatti informali negli spazi dell'oratorio e tramite teleofnate.Il sostegno che l’oratorio è riuscito a dare al nucleo ha avuto una dimensione anche “territoriale” nel senso che ha favorito i contatti e l’accessibilità ad altre opportunità presenti in città, ad esempio , ha reso possibile il contatto con la cooperativa società Dolce che ha selezionato la famiglia per il progetto “Ali per il futuro”(https://www.societadolce.it/partito-il-progetto-ali-per-il-futuro/).
Animazione nelle tre settimane di giugno di 80 bambini con il coinvolgimento di 30 adolescenti e 30/40 adulti. È iniziato a gennaio il ciclo di incontri di formazione per gli animatori dell’estate ragazzi. Il campo estivo si è tenuto a giugno e ha accolto 90 bambini e bambine delle elementari e 20 ragazzi e ragazze delle scuole medie. A rendere possibile l’animazione e l’organizzazione giornaliera è stata la disponibilità di 20 volontari addetti alla cucina, un gruppo di 30 animatori tra i ragazzi e la partecipazione di un piccolo gruppo di 15 di genitori.
C
ampo “Sconfinati”.Per il terzo anno consecutivo si è svolto, nella prima settimana di luglio, il campo scuola “Sconfinati”. Quest’anno i ragazzi coinvolti sono stati 19. L’organizzazione delle attività è stata possibile grazie alla collaborazione di un gruppo di 5 volontari. Come nella tradizione del campo, il tentativo è stato quello di coinvolgere ragazzi e ragazze che frequentano l’oratorio sia in situazioni strutturate che non. Le origini presenti erano Armenia, Marocco, Tunisia, Camerun, Perù-Albania, Italia. Il tema di quest’anno è stato il pregiudizio. Si sono affrontati alcuni aspetti legati alla nascita del pregiudizio come la paura del diverso e la cattiva informazione. Una riflessione è stata dedicata alla produzione e mantenimento del pregiudizio, in particolare i ragazzi sono stati coinvolti in giochi di ruolo e attività in cui erano loro stessi produttori di visioni parziali e stereotipate; hanno ragionato insieme su come, quotidianamente, l’uso inappropriato dei social può essere un potente mezzo di diffusione e cristallizzazione di stereotipi tra i pari. Sono stati affrontati alcuni ambiti del pregiudizio: genere, la nazionalità, la religione l’orientamento sessuale. Lo scopo di una riflessione approfondita è stato quello di capire come l’uso delle parole non è neutrale, parole che nascono per descrivere una situazione vengono connotate come un’offesa ( al riguardo abbiamo riflettuto sull’evento di cronaca del liceo Oriani di Ravenna https://www.huffingtonpost.it/2019/01/20/scrivono-il-preside-e-gay-sul-muro-della-scuola-lui-non-lo-cancello_a_23647645/). Oltre al tema, una parte fondamentale sono state le escursioni, per molti dei partecipanti, si è trattato della prima vera esperienza fuori casa e in montagna. Per rendere accessibile a tutti la partecipazione, come ogni anno si è attivata una rete di scambio di materiali e attrezzature ( scarpe da montagna, kway, zaini etc..). Quest’anno per valorizzare ancora di più le differenze e coinvolgere i genitori, è stato chiesto ad ogni famiglia di preparare qualcosa di tipico per il pranzo del primo giorno. I ragazzi hanno presentato il piatto e spiegato ai loro pari come si prepara e in quale occasione viene abitualmente consumato.Oltre alla riflessione sul tema e alle uscite, Sconfinati 2019, pur rimanendo un campo non religioso, ha introdotto un momento di raccoglimento mattutino, in cui, attingendo a testi di varie religioni e culti, si è cercato di allargare il pensiero al di là della dimensione puramente fisica e quotidiana, di cogliere un ascolto spirituale, meditativo. Tutti i ragazzi hanno partecipato a questi momenti, offrendosi di leggere i testi o dando dei contributi alla riflessione. Nel gruppo di partecipanti è stato coinvolto anche un ragazzino che, in oratorio ha spesso assunto atteggiamenti prepotenti ricorrendo sovente alla violenza fisica invece che al confronto verbale. La dimensione di un gruppo diverso in un luogo in cui le dinamiche di leadership erano da ridefinire, ha permesso di fare con lui un importante lavoro di riflessione sul valore della relazione con gli altri, sull’uso offensivo delle parole. Il campo, proprio perché è una momentanea sospensione delle quotidiane dinamiche tra pari e mette tutti in una condizione almeno iniziale di parità, e di fronte alla necessità di farsi conoscere, è anche l’occasione per alcuni ragazze e ragazzi di trovare uno spazio di socialità, di entrare nel gruppo dei pari. Sconfinati 2019 ha, ad esempio favorito l’ingresso nel gruppo di un ragazzino pakistano, segnalato dalla Caritas, spesso escluso nel gioco informale in oratorio. l'adolescente ha raccontato molto del suo paese e di come, è stato costretto a partire perché per lui e la sua famiglia la vita non era sicura: “Sono stato raggiunto da uno sparo mentre ero in strada” ha raccontato, mostrando le cicatrici. La possibilità di raccontarsi e di essere ascoltato lo ha inserito nel gruppo mostrandolo sotto una nuova luce e, soprattutto la sua vicenda soggettiva ha sensibilizzato gli altri sulla violenza reale quotidiana che oggi, in molti Paesi ancora c’è.In un clima ostile e complesso come quello attuale, in cui origini diverse possono spesso diventare una stigmatizzazione quotidiana, crediamo fondamentale offrire delle chance per condividere il grande patrimonio di conoscenze ed esperienze che chi arriva da altre geografie può dare.Al di là dell’esperienza del campo, lo scopo di “Sconfinati” è quello di favorire un dialogo tra adulti e ragazzi e promuovere durante l’anno, altre occasioni in cui il gruppo possa partecipare in maniera attiva alla vita dell’oratorio, con un’attenzione particolare a creare possibilità di accesso eque per tutti.
Beverara Caffè: continuano regolari gli appuntamenti del Beverara caffè che si tengono sempre di venerdì nei locali dell’Oratorio. Il gruppo di volontari, ruotando su turni, assicura una presenza costante nell’animazione dei pomeriggi per i malati di alzheimer e i loro famigliari
Festa di fine attività: Si è svolta nel fine settimana dal 30 maggio al 2 giugno, la festa di chiusura delle attività. I differenti gruppi di volontari hanno partecipato, è stata l’occasione per la prima dello spettacolo “Am(m)are futuro prossimo” prodotto dai ragazzi che hanno partecipato al laboratorio di teatro. Durante la festa, che cadeva nel mese del Ramadan, sono stati coinvolti anche i ragazzi musulmani che frequentano gli spazi della parrocchia, nel servizio ai tavoli e nella preparazione delle diverse giornate.

Migrantour. A conclusione del ciclo d’incontri “Vite in Dialogo” si è svolto il 23 giugno, una Migrantour (http://www.mygrantour.org/migrantour-bologna/) all’interno della Bolognina, nel quartiere Navile. Questa passeggiata urbana, aperta alla cittadinanza, ha visto la collaborazione con AGEOP(https://www.ageop.org/): i volontari dell’associazione sono stati contattati per proporre il tour alle famiglie dei bambini-ragazzi ricoverati. Hanno partecipato alla passeggiata 3 famiglie e due ragazzi adolescenti in cura a Bologna. È stata una bella occasione per mostrare loro e a tutti gli altri partecipanti una Bologna differente, multiculturale, dove il dialogo è una pratica che si costruisce ogni giorno.
Festa dell’Epifania: come ogni anno , in oratorio è stata organizzata una piccola festa in occasione dll’Epifania, che ha coinvolto circa 100 bambini e bambine. La consegna della calza è stata preceduta da un pomeriggio di giochi e dalla visione di un film di animazione a cui hanno preso parte anche i genitori. Quest’anno, pensando di creare una maggiore occasione di condivisione, sono stati invitati anche i genitori al pomeriggio di giochi e al film e si è registrata si la partecipazione di molte famiglie di origine straniera, alcune sono le donne che partecipano agli appuntanti dedicati alla salute, altre sono le beneficiarie della Caritas.
Preparazione del pranzo per il dormitorio Sabatucci.Le volontarie della cucina, supportate da un gruppo di ragazzi e ragazze, hanno preparato la cena per il dormitorio Sabatucci, come sempre questo gesto diventa l’occasione per parlare dell’importanza di ricordare gli ultimi e per capire coltivare un senso di reciprocità verso l’altro.
Invito a partecipare e conoscere. In questa annualità di progetto, è stato rivolto un invito a ragazzi e ragazze e agli adulti a pensare insieme, migliorare o proporre altre attività .L'invito, presente in maniera permanete sul sito della parrocchia, fornisce i recapiti degli attuali responsabili di alcune attività ai quali è possibile rivolgersi per maggiori informazioni. Lo scopo è quello di progettare tenendo presente le idee e le esigenze della comunità.

"Il progetto Sconfinati ha provato a costruire un dialogo su più livelli: con i ragazzi, tra i gruppi dei volontari, con e nella città. Lo scopo è stato quello di condividere esperienze di vita, di dialogare per cercare strade percorribili insieme." Don Gianfranco Mattarelli

- Don Gianfranco Mattarelli, Cristiana Crovetti, Laura Fazi

L'IMPATTO DEL PROGETTO

Autosotenibilità: capacità di mettere a sistema altre fonti di finanziamento per assicurare una continuità di azioni ed obiettivi.Le azioni del presente progetto sono pensate in continuità con quelle realizzate anche grazie un contributo ricevuto dalla Regione Emilia Romagna (Contributi a sostegno di interventi rivolti a preadolescenti e adolescenti e giovani promossi da soggetti privati e da enti locali e loro forme associative del territorio della città metropolitana di Bologna Obiettivi, azioni prioritarie, criteri di spesa e procedure per l’ANNO 2018. L.R. 2/2003; L.R. 14/08). Uno degli scopi perseguiti è staot quello di offrire esempi di testimonianze concrete e di azioni di accoglienza che potessero offrire un'altra via perseguibile oltre quella della distruzione e del malessere. In continuità con l’idea di prevenire atteggiamenti rischiosi e devianti, ma soprattutto di offrire ai ragazzi e ragazze l’opportunità di incontrare esempi concreti e testimonianze di vita vera, sono stati organizzati incontri di sensibilizzazione rivolti ai ragazzi e ragazze dai 13 ai 18 anni. Come attestato nelle relazioni dei precedenti anni, l’oratorio non è stato immune da atti di vandalismo, in generale, nell’età dell’adolescenza, la voglia di riconoscimento da parte del gruppo, è una leva che può spingere, i ragazzi e ragazze più fragili, ad adottare comportamenti rischiosi per se stessi e per gli altri. Per questo motivo, oltre all’impegno educativo quotidiano, è stato organizzato un incontro dedicato al rischio, arricchito dalla testimonianza di Samad Bannaq, protagonista del Docu-film, Dustur e relatore in uno degli incontri del ciclo “Vite in dialogo”. L’intento è quello di stimolare una riflessione sul rischio che può essere positivo a patto che se ne riconoscono i limiti. La testimonianza di Bannaq, ha lo scopo di evidenziare come situazioni pericolose possono presentarsi anche se si proviene da un nucleo familiare dove non ci sono fattori di fragilità rompendo l’immaginario comune per cui la devianza nel ragazzo-adolescente sia una prosecuzione di un ambiente familiare violento o malsano.