OPS! Bologna

Settore in cui opera l'ente
Educazione, istruzione e formazione
Città in cui opera l'ente
Bologna
Tipologia ente

Associazione di promozione sociale

Social

IL PROGETTO

Ops! Bologna prevede la presenza, nelle sale d’attesa dei Pronto Soccorso della città, di studenti universitari dei corsi di studio dell’area umanistica (Sociologia, Antropologia, Scienze della Formazione, Comunicazione, Scienze Politiche e non solo) che svolgono il loro tirocinio curriculare mettendo in pratica e acquisendo competenze legate alla ricerca e all’osservazione partecipante.
La cura dell’attesa è al centro della loro attività di ascolto diffuso sul campo, insieme al mantenimento di un buon social climate e all’intercettazione delle necessità non sanitarie in particolare degli utenti più fragili.
L’approccio della ricerca-azione a carattere sperimentale, preceduto da una formazione specifica per gli studenti, mette in campo processi e percorsi condivisi con i professionisti del settore e dell’utenza in un contesto peculiare come quello del Pronto Soccorso, condensato significativo della vita e dei servizi della città intera.
Gli operatori dell’attesa agiscono prendendosi cura di un tempo tendenzialmente ritenuto privo di significato, ma nel quale l’assenza di una rete sociale o di accompagnatori per gli utenti si rivela cruciale. Dal 2018 al 2022, periodo nel quale si sono alternate due edizioni del progetto, OPS! ha agito in modi differenti adattandosi alle necessità legate alla contingenza della pandemia. Il ruolo degli operatori, sulla soglia tra la sala d’attesa e le aree di trattamento sanitario, si è così modificato di volta in volta.
Il progetto permette altresì di raccogliere un ampio materiale osservativo sulle necessità, sanitarie e non solo, che arrivano in Pronto Soccorso: nel setting dell'ascolto in sala di attesa trovano spazio e, grazie a OPS, voce i bisogni più "urgenti" della popolazione di riferimento, sanitari e sociali.

OPS! Bologna - Policlinico Sant'Orsola Malpighi

OPS! Bologna - Policlinico Sant'Orsola Malpighi

OPS! Bologna - Ospedale Maggiore

OPS! Bologna - Ospedale Maggiore

Progetto OPS -Istituto Ortopedico Rizzol

Progetto OPS -Istituto Ortopedico Rizzol

L'idea di OPS è semplice, ed è quella di un progetto di ricerca-azione sui temi dell'umanizzazione dei luoghi di cura: lavorare sugli spazi interstiziali dell'attesa nella medicina di emergenza come snodo di accoglienza e ascolto delle fragilità ci ha portato a raggiungere risultati inattesi, sia sul fronte dell'attività che su quello dell'analisi.

- Sara Branchini

L'IMPATTO DEL PROGETTO

L’impatto rilevato ad oggi è di beneficio diffuso su tutti i target coinvolti: in primo luogo sugli utenti fragili delle strutture della medicina di emergenza (e loro accompagnatori), che si sentono accolti anche nei loro bisogni non sanitari, e sugli operatori sanitari che vedono il loro lavoro alleggerito di interruzioni “improprie”, potendosi concentrare sul lavoro umano e sanitario di triage, diagnosi e cura.
La costruzione di un rapporto di fiducia e di un primo orientamento nei servizi per gli utenti è parte di un’ampia missione di welfare generativo dal punto di vista cittadino che potrebbe concretizzarsi nella diminuzione degli accessi impropri in Pronto Soccorso.
Da ultimo è stato rilevato anche un impatto fortemente positivo per il percorso formativo e di acquisizione di soft skills degli studenti coinvolti, che oltre alla possibilità di mettere in campo le proprie competenze, si trovano in prima linea in un contesto cittadino particolarmente sfidante, che riveste un ruolo chiave nell’apprendimento di competenze relazionali e trasversali. La gentilezza e l’attenzione all’altro alla quale sono chiamati li rende inoltre moltiplicatori di capitale sociale in uno spazio-soglia che segna potenzialmente la demarcazione tra un “fuori”, il mondo dei sani, e un “dentro”, l’ospedale.

TESTIMONIANZE DEI BENEFICIARI

Da alcuni diari di campo dei tirocinanti emerge la percezione, da parte dei pazienti in attesa in Pronto Soccorso, della loro inaspettata presenza:
Diceva come da qualche tempo avesse iniziato ad avere dei crolli emotivi. Non era mai stata abituata a piangere, nessuno glielo aveva mai insegnato. Al contrario, venne addestrata all’autocontrollo e all’autonomia. Nonostante ciò ha riconosciuto l’efficacia terapeutica delle lacrime, del mostrarsi vulnerabili… serve solo qualcuno che lo permetta. Che accetti la fragilità. Abbiamo parlato della sua malattia, delle operazioni avute nel corso degli anni. Forse finora l’esperienza più significativa che ho avuto” (dal diario di Riccardo Toni)
“Quando i pazienti capivano che ero una tirocinante a loro disposizione erano loro stessi ad avvicinarsi. É stato bello sentirsi apprezzare, anche solo per una breve o lunga chiacchierata, quasi come se solo uno scambio di opinioni potesse far star meglio una persona” (dal diario di Maria Chiara Maschio)
“Con coloro con i quali si entra in contatto il riscontro circa la nostra attività è sempre positivo. Molti non si limitano a ringraziare ma commentano il progetto, le sue intenzioni e sottolineano aspetti del Pronto Soccorso che vengono sanati dal nostro operare, primo tra tutti la denuncia di una mancanza di informazioni aggiornate sui parenti che sono all’interno mentre gli accompagnatori aspettano fuori.” (dal diario di Giusy Iorio)
“I pazienti apprezzano moltissimo il progetto, ci ringraziano costantemente, soprattutto gli anziani, sono quelle che parlano di più, tendono a riempirci di complimenti e mi fa veramente piacere sapere che per loro ciò che facciamo è utile” (dal diario di Arianna Marchi)